Stress e allattamento: conoscere il sistema nervoso per favorire l’allattamento
Sempre più spesso si parla della correlazione tra lo stress materno e l’allattamento.
Una nuova interessante ricerca guidata da Nurul Husna Mold Shukri, specialista in nutrizione infantile presso l’Universiti Putra Malaysia a Selangor, in Malesia, ha riunito 64 neomamme che allattavano esclusivamente al seno i loro bambini.
Tutte queste donne sono state supportate nell’allattamento allo stesso modo, dando loro opuscoli educativi, informazioni sui gruppi di sostegno locali a cui potevano partecipare e sugli specialisti a cui potevano rivolgersi.
Solo a trentatré di esse, però, sono state date delle registrazioni audio che “incoraggiavano il rilassamento attraverso la respirazione profonda e offrivano messaggi positivi sull’allattamento al seno e sul legame madre-bambino”. Le indicazioni date a queste mamme suggerivano di ascoltare queste registrazioni mentre allattavano i loro bambini.
I risultati dello studio, pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition, mostrano che le madri sottoposte alla terapia di rilassamento avevano livelli di stress inferiori nell’organismo durante le poppate, rispetto alle neomamme dell’altro gruppo.
Dopo due settimane il loro latte presentava quantità più basse di cortisolo – l’ormone dello stress, i loro bambini dormivano in media 82 minuti in più al giorno e avevano preso più peso rispetto ai bambini dell’altro gruppo.
Dopo tre mesi, i neonati del gruppo di madri sottoposte al rilassamento guidato prendevano in media 227 grammi di latte materno in più rispetto agli altri.
“I risultati suggeriscono che un semplice strumento di rilassamento – in questo caso una meditazione registrata – è stato in grado di ridurre lo stress materno durante l’allattamento, influenzando positivamente il volume e/o la composizione del latte materno e influenzando positivamente la crescita e il sonno del neonato”.
Ma questi miglioramenti sono da imputare soltanto all’abbassamento della presenza di ormoni dello stress, come il cortisolo, nel latte materno oppure c’è dell’altro?
“MAMMA FELICE, BAMBINO FELICE”: L’ALLATTAMENTO E LA TEORIA POLIVAGALE
Conosciamo il detto “mamma felice, bambino felice”.
Un motto popolare che afferma una grande verità, ma che purtroppo troppe volte viene usato in modo sbagliato: per incoraggiare la neo madre a “mollare” e a non “incaponirsi”, e a giustificare l’aggiunta di latte artificiale o la sospensione in toto dell’allattamento, invece che per rivendicare l’esigenza di sostegno e nutrimento della donna.
Tuttavia la profonda verità dietro a questo detto è che il nostro sistema nervoso sin dall’inizio della vita e per tutto l’arco della nostra esistenza, è influenzato dal sistema nervoso degli altri, attraverso un processo chiamato co-regolazione, compreso e sviluppato dalla Teoria Polivagale del neurofisiologo Stephen Porges.
Questo processo è molto importante anche per l’allattamento e per comprenderne i motivi andremo a vedere:
a) come il nostro sistema nervoso risponde allo stress;
b) come questo stress si traduce fisicamente nei muscoli e nei nervi coinvolti nella suzione, nella deglutizione, nella respirazione e nella frequenza cardiaca;
c) come possiamo usare questa conoscenza sia per aiutare le madri a sentirsi più tranquille, sia per aiutare i neonati a nutrirsi meglio al seno e quindi ad avere un allattamento più efficace.
ESPLORIAMO IL NOSTRO SISTEMA NERVOSO SOCIALE
Le risposte allo stress degli animali di fronte al pericolo sono tre: il meccanismo di lotta, di fuga e quello di congelamento (ovvero o combattono, o scappano oppure si fingono morti).
Nei mammiferi più evoluti, invece, la risposta allo stress non è così semplice, a causa del loro cervello più complesso e di un altro “ramo” del loro sistema nervoso legato alla socialità.
Noi esseri umani come altri mammiferi, oltre ad un sistema nervoso simpatico e parasimpatico deputati alla risposta allo stress di lotta-fuga o congelamento, abbiamo anche un sistema nervoso sociale.
Il che significa che la nostra fisiologia e i nostri comportamenti sono direttamente influenzati dal nostro ambiente e dalle nostre relazioni.
Le implicazioni del sistema nervoso sociale sono davvero ampie, e sarebbe impossibile riassumerle in poche righe. Quello che è importante ai fini del nostro discorso è capire come questo sistema influenzi l’allattamento al seno.
Per iniziare a farci un’idea del nostro sistema nervoso sociale e a sperimentare su di noi il suo funzionamento proviamo a fare due esperimenti pratici:
- Prenditi un momento per pensare a qualcuno a te molto caro, qualcuno che se lo incontrassi in questo momento ti farebbe sorridere e ti scalderebbe il cuore. Potrebbe essere qualcuno che è attualmente nella tua vita, ma potrebbe anche essere una persona del tuo passato, persino un animale domestico che ami o hai amato. Ciò che è importante è quella connessione amorosa tra te e lui/lei. Senti i tuoi occhi illuminarsi quando lo/a vedi e immagina che lui/lei faccia lo stesso. Senti la gioia e il calore nel tuo cuore nell’incontrare questa persona speciale… Le sensazioni che stai avendo ora sono il tuo sistema di coinvolgimento sociale in azione!
- Vediamo adesso, invece, il sistema nervoso sociale in azione durante una situazione percepita come stressante o minacciosa. Immaginiamo che tu sia seduto in una stanza, magari in un hotel o in una sala riunione e l’allarme antincendio si accenda. Non eri a conoscenza del fatto che sarebbe stata fatta un’esercitazione, quindi non hai idea se l’allarme sia una vera minaccia per te. Allora cosa fai? È improbabile che tu abbia una risposta di “congelamento”, ad esempio che tu svenga. Penso che sia anche improbabile che tu ti alzi improvvisamente e ti metta a litigare con il primo che passa o che tu corra fuori dalla porta magari urlando (risposta di lotta o fuga). Ciò che tipicamente facciamo noi esseri umani in una situazione del genere è guardarci l’un l’altro per valutare la risposta più adeguata. Potresti rivolgerti alle persone che ti sono vicine chiedendo loro “E’ l’allarme antincendio? Pensi sia un’esercitazione o no? Credi che dobbiamo uscire realmente dall’edificio?” Otteniamo quindi una sorta di “consenso comune” sul livello di rischio e ciò determina il livello di stress che sentiamo e il modo in cui rispondiamo.
Leggiamo segnali sicuri e non sicuri da chi ci circonda, un pò come facciamo quando scrutiamo lo sguardo delle hostess in aereo durante una turbolenza per capire se ci dobbiamo preoccupare oppure no. Questa è la nostra prima risposta allo stress.
IL SISTEMA NERVOSO SOCIALE E L’ALLATTAMENTO
Il sistema nervoso sociale (chiamato anche “ventrovagale”) controlla i muscoli del volto, della voce e del respiro ed è controllato da tutta una serie di nervi cranici.
Quelli rilevanti per noi qui sono in particolare:
- Il 5° nervo cranico – il nervo trigemino, responsabile degli input sensoriali nel volto e per la funzione muscolare necessaria per i movimenti della mascella e della deglutizione
- Il 7° nervo cranico – il nervo facciale, responsabile dell’espressione facciale, dell’ascolto, della sensazione della lingua, del gusto e della produzione di saliva.
- Il 9° nervo cranico – il nervo glossofaringeo, responsabile delle sensazioni nella lingua, nella faringe e nell’orecchio (quindi del mangiare e ascoltare)
- Il 10° nervo cranico – il nervo vago, responsabile di un enorme numero di funzioni nel corpo. Il suo nome deriva dalla parola latina vagus, che significa letteralmente “vagabondo”, proprio perché “vaga” per quasi tutti gli organi del corpo. Le funzioni rilevanti per noi in termini di allattamento sono che ha un ruolo responsabile nella frequenza cardiaca, nella digestione, nella faringe e nella laringe (quindi nella parte posteriore del naso e della bocca) e persino nel senso di sazietà dopo aver mangiato.
- L’11° nervo cranico – il nervo accessorio. Questo nervo fornisce il controllo motorio alla testa e alle spalle permettendoci di girare la testa o alzare le spalle.
Puoi vedere come i nervi coinvolti nel sistema nervoso sociale sono gli stessi coinvolti nell’allattamento al seno (faccia, lingua, deglutizione, digestione, ecc.), ma forse non è ancora chiaro come questi influenzano la risposta allo stress, quindi torniamo al nostro esempio dell’allarme anti-incendio.
IL SISTEMA NERVOSO SOCIALE E LA RISPOSTA ALLO STRESS
Torna all’immagine di te seduta/o in quell’hotel o sala riunioni quando scatta l’allarme. Lo senti, i nervi deputati all’ascolto si attivano. Si attiva anche il tuo nervo accessorio (l’11° nervo cranico) per guardarti intorno, nello stesso modo in cui un topolino potrebbe guardarsi intorno per vedere se c’è un predatore pronto ad acciuffarlo. La tua espressione facciale cambierà mentre cerchi di percepire il livello di pericolo. Osservi i volti degli altri per trovare indizi sottili riguardo ai loro livelli di stress. Se stanno mostrando paura o ansia questo aumenterà la tua percezione della minaccia, e i muscoli del tuo viso si attiveranno per riflettere il tuo stato emotivo.
Il nervo vago potrà quindi rimuovere quello che viene chiamato il “freno vagale” dal cuore, facendo aumentare la frequenza cardiaca (in modo da poter fuggire se necessario).
Il corpo diventa così in grado di mobilitarsi contro una minaccia.
Ma come funziona, invece, il sistema nervoso sociale per contrastare quella risposta allo stress? Hai sentito l’allarme antincendio e ti sei guardato intorno. Qualcuno vicino a te con un’espressione facciale serena ti dice con calma che si tratta di un’esercitazione e che lo avevano annunciato prima. Osservi il volto degli altri, moduli i muscoli dell’orecchio interno per ascoltare il tono calmo della voce e neutralizzare la percezione della minaccia, il tuo viso si rasserena e il freno vagale viene riapplicato, facendo rallentare il tuo cuore e la tua respirazione.
La persona che ti ha parlato e ti ha coinvolto a livello sociale, ha cambiato la tua percezione della minaccia e ha attivato il tuo sistema nervoso sociale per calmare il corpo.
L’esempio dell’allarme antincendio è utile per dimostrare come reagiamo agli altri, ma la realtà è che raccogliamo costantemente dal nostro corpo, dagli altri e dal mondo attorno a noi indizi sottili sulla sicurezza o il pericolo, in ogni momento.
Stephen Porges nella teoria polivagale chiama questa costante e sottile individuazione del pericolo neurocezione.
Noi utilizziamo costantemente la neurocezione per determinare la sicurezza del nostro ambiente e le nostre risposte allo stress, un processo che si verifica di gran lungo al di sotto del pensiero conscio.
Dato che nel mondo di oggi siamo circondati da persone che vanno di fretta, iperstimolate dalla tecnologia e dallo stress del quotidiano, si intuisce come questo ci porti a ricevere costantemente lievi segnali di pericolo che contribuiscono al nostro stesso stato d’ansia e iperattività.
Questo ci porta ad un altro principio molto importante che è quello della co-regolazione di cui parlavamo prima. Un imperativo biologico per l’essere umano, che deve essere soddisfatto per garantirne la vita. Infatti, è proprio attraverso la regolazione reciproca dei nostri sistemi nervosi che ci sentiamo al sicuro, in grado di entrare in relazione e creare rapporti di fiducia, sin dal primo momento di vita.
SISTEMI CHE LAVORANO INSIEME
C’è un detto nelle neuroscienze che dice “i nervi che si attivano insieme sono cablati insieme”, il che significa essenzialmente che i gruppi di nervi che si accendono contemporaneamente sono cablati nella stessa area del cervello. Questo è vero anche per i nervi cranici del sistema nervoso sociale, sia nostro che degli altri.
Quando il sistema nervoso sociale è attivo, il freno vagale è attivo (la frequenza cardiaca e la respirazione sono rilassate), il nostro coinvolgimento sociale è attivo e usiamo il nostro viso per comunicare con gli altri (i muscoli dell’orecchio si adeguano costantemente per ascoltare la modulazione del tono di voce, sorridiamo, parliamo ecc). Questo è ciò che Porges definisce la connessione viso-cuore.
Se ripensi, come abbiamo fatto prima, ad un momento in cui eri con qualcuno che amavi e godevi davvero della sua presenza e compagnia, puoi provare a ricordare come ti sentivi rilassata/o e al sicuro.
Al contrario, quando siamo stressati, il nostro freno vagale è disattivato (la frequenza cardiaca e respiratoria aumentano) e anche il nostro coinvolgimento sociale è disattivato. Da qui ad esempio il detto “avere il muso”, proprio perché la nostra espressione facciale, la nostra connessione con l’esterno, muta visibilmente in condizioni di stress o difficoltà.
Pensa ad una situazione in cui sei in ritardo per un impegno importante, sei già un pò stressata/o, il tuo sistema nervoso sociale non è attivo, la frequenza cardiaca e la respirazione sono un pò più veloci del solito. Pensa a come reagiresti se una persona si approcciasse a te in quel momento. La tua risposta probabilmente sarebbe molto diversa da quella che avresti in uno stato di calma o serenità.
Ora immagina di cambiare ruolo e di essere la persona che invece ha bisogno di chiedere qualcosa ad una persona che è in ritardo o è stressata per altri motivi. Pensa a come il suo stress e la sua irritazione causi anche in te ansia e frustrazione.
Tutto questo perché tra di voi non è disponibile una buona connessione sociale.
Tornando alla domanda centrale ….. come può tutto questo aiutare con l’allattamento al seno?
ATTIVARE IL SISTEMA NERVOSO SOCIALE NELLA MAMMA E NEL BAMBINO
Anche i bambini hanno un loro sistema nervoso sociale. Anche loro usano la neurocezione e la coregolazione e guardano a noi per ricevere sottili segnali di sicurezza e pericolo in ogni momento. Il loro sistema nervoso, inoltre, è immaturo rispetto a quello di un adulto ed è ancora del tutto incapace di auto-regolarsi, per cui la sintonizzazione con il sistema dell’adulto è l’unica cosa che possono fare.
Sappiamo che il post parto porta molti cambiamenti sia fisici che mentali ed emotivi nei neo-genitori, sappiamo che le madri spesso si trovano da sole a navigare tutto questo, a casa per molte ore con il loro bambino (condizione che già di per sé è stressante), a volte cercando di soddisfare le esigenze di altri figli, mentre la tv e internet le dicono cosa “dovrebbe” fare per essere una “buona” madre.
Il parto, inoltre, potrebbe non essere andato come la donna voleva e potrebbe averla lasciata traumatizzata, o triste, o delusa anche se ha tra le braccia un bambino sano. Aggiungiamo il fatto che la nostra cultura ha molte “norme” sulla maternità, che sono in diretto contrasto con le norme sull’allattamento al seno e con l’istinto materno, ed è facile vedere come questo sia un cocktail che può portare la neo madre a sentirsi stressata.
Può essere che noi adulti non siamo consapevoli dello stress del nostro corpo, ma da neomamma spesso ci si accorge di come il nostro bimbo si nutra meglio in un ambiente silenzioso e meno bene quando è circondato da persone, o quando la sua mamma è impegnata o distratta da altre cose. Di quanto sia difficile soddisfare i bisogni di un secondo figlio quando il più piccolo vuole poppare costantemente, o quanto sia dura andare avanti senza dormire abbastanza. Quanto sia difficile gestire le continue “invasioni” che riceviamo sotto forma di consigli non richiesti e commenti vari.
Fisicamente lo stress possiamo notarlo nella tensione alle spalle e nella nostra postura, nel respiro che si fa più corto e superficiale, nella difficoltà di rilassarci e dormire quando il nostro bambino dorme, in quella sensazione di ansia. Quando queste cose accadono, sono segnali che ci dicono in modo sottile che il mondo, il nostro ambiente, in questo momento non è un luogo completamente sicuro.
Come reagiscono a questi segnali di “non sicurezza” i nostri bambini?
Tornando al sistema nervoso sociale… se un bambino sta ricevendo dalla sua mamma segnali di non totale sicurezza il suo sistema nervoso sociale non è attivo e coinvolto come potrebbe essere.
Prima abbiamo visto come il sistema nervoso sociale coinvolga muscoli e nervi che coordinano la suzione, la deglutizione, la digestione, i movimenti della testa ecc. Come risultato potremmo avere che il modo in cui il piccolo si nutre al seno non sarà così coordinato come potrebbe essere.
Il bambino potrebbe non attaccarsi bene o non riuscire a gestire il flusso del latte al meglio. La lingua non funzionare in modo ottimale. Anche la digestione potrebbe essere influenzata, e l’effetto generale potrebbe essere quello di avere un neonato così detto “esigente” o “difficile”.
E se il bambino fosse un pò più grande? Cosa succede se riceve segnali di non sicurezza e si sente insicuro?
Quello che fa è cercare di tornare a sentirsi al sicuro, e il modo in cui lo fa (non essendo nemmeno lui/lei ancora in grado di auto-regolarsi) è tornare al suo luogo sicuro, che è la sua mamma! Quindi avrà maggiori richieste sulla madre, le starà più vicino, “appiccicato”, proprio nel momento in cui lei sente di avere meno da dare e con più bisogno di spazio. Una situazione che presto può trasformarsi in un circolo vizioso: la mamma si sente sempre più nervosa e senza spazio, diventa ancora più stressata, il bambino diventa sempre più esigente non trovando la sicurezza che sta cercando.
E’ un territorio molto insidioso per le donne-madri, che per i loro bambini “difficili” o “esigenti” ricevono consigli di ogni tipo, da diagnosi di coliche, reflusso, necessità di latti artificiali, allergie ecc. Altre mamme, invece, vengono semplicemente liquidate come troppo ansiose, in particolare se madri alla prima esperienza.
Entrambi gli approcci, tuttavia, non sostengono la salute delle madri e dei bambini.
Questi stress sono reali. Un neonato è travolgente. Quel senso di perdita di controllo è reale. Lo scontro culturale tra i bisogni del bambino e l’idea di maternità della nostra società è reale. Tutti gli altri stress menzionati in precedenza sono reali e hanno effetti reali nei nostri corpi. Liquidarli etichettandoli come “ansia” non porta a nulla, di certo non aiuta a risolvere il problema.
“Può darsi che il bambino abbia davvero coliche, reflusso o allergia ma nella mia esperienza la colica, il reflusso e l’allergia sono spesso diagnosticati in modo inappropriato, e anche laddove siano realmente presenti queste problematiche, lavorare sul sistema nervoso sociale aiuta sia la mamma che il piccolo.” Carol Smyth (consulente allattamento IBCLC)
Quello che possiamo fare è aiutare le madri a gestire meglio lo stress e un modo semplice per farlo è coinvolgere il loro sistema nervoso sociale, perché – come abbiamo visto prima – i nervi che si uniscono insieme, si accendono insieme. Se siamo in grado di attivare il sistema nervoso sociale nella madre, questo ha l’effetto di calmare sia lei che il suo bambino e aiutarlo a nutrirsi meglio.
Si innescherà poi una spirale positiva poiché un bambino meno esigente che si nutre meglio, a sua volta farà sentire più calma e appagata la sua mamma.
COME FARE AD ATTIVARE E RIEQUILIBRARE IL SISTEMA NERVOSO SOCIALE?
La cosa buona del sistema nervoso sociale è che possono essere utilizzate strategie molto semplici per attivarlo e riportarlo in primo piano.
Di seguito troverai alcune semplici pratiche adatte alle mamme che si sentono stressate:
- Senti le spalle e il corpo – ascolta le tue spalle. Tendiamo ad accumulare molta tensione nelle nostre spalle, soprattutto durante l’allattamento, e questo le porta in alto e in avanti verso le nostre orecchie. Come stai seduta quando allatti? Riesci a sentire le scapole contro lo schienale della poltrona o del divano? Stai usando una o delle posizioni di allattamento che ti aiutano a rilassare la tua muscolatura, come la posizione semi-reclinata (biological nurturing o istinctual breastfeeding)? Fermati durante il giorno e osserva il tuo corpo – stai trattenendo la tensione? Puoi rilassarti coscientemente?
- Respira: puoi rallentare consapevolmente il ritmo della tua respirazione per aiutare ad applicare il freno vagale. Lunghi e lenti respiri sono la chiave per farlo. Una tecnica è quella di inspirare per un conteggio di 4, ed espirare contando 7. Facendo questo anche per un tempo molto breve (un paio di minuti) è possibile calmare il corpo in modo molto efficace.
Questa pratica è utile anche per quelle mamme che fanno fatica a far addormentare bambini sia piccoli che più grandicelli: stendendoti accanto a lui/lei, il bambino potrà iniziare a rispecchiare la respirazione della madre e rilassarsi.
- Coinvolgi l’udito – i muscoli dell’orecchio medio che ci aiutano a concentrarci su suoni diversi fanno parte del sistema nervoso sociale, e ci sono alcuni modi in cui possiamo utilizzare questo ad esempio con l’ausilio della musica, sia ascoltando un bel brano rilassante, sia cantando.
- Parla – i muscoli coinvolti nel parlare e nel canto sono quelli nella faringe e nella laringe. Parlare e interagire con qualcuno aiuta a rilassarci – questo è uno dei motivi per cui le terapie verbali funzionano e perché per una neo madre è importante non restare troppo tempo da sola, ma avere compagnia quotidiana.
Studi hanno dimostrato che i bambini poppano meglio quando la mamma canta una ninna nanna. Probabilmente perché questo coinvolge il sistema sociale: la mamma usa la parola (durante il canto), fa lunghi respiri e usa il suo orecchio medio per darle feedback sul suono. Tutto questo rilassa la mamma e dà segnali sicuri al bambino. Il neonato a sua volta ascolta il suono della voce e coinvolge i muscoli del suo orecchio medio, rallenta il respiro, vede il viso e l’espressione facciale materna, e tutto questo attiva il suo sistema nervoso sociale, aiutandolo nella suzione e deglutizione.
PER CONCLUDERE
Se hai problemi con l’allattamento al seno o hai un bambino “difficile”, è di sicuro un’ottima idea consultare una consulente nell’allattamento al seno o IBCLC per osservare le dinamiche che stanno accadendo e lavorare sull’ottimizzazione del posizionamento, dell’attaccamento, della frequenza delle poppate, per esaminare le cause di problemi di reflusso o di aumento di peso ecc., ma in aggiunta a questo penso possa valere la pena anche riflettere su come stai tu.
L’allattamento al seno non riguarda solo il bambino che si attacca e trasferisce il latte dal seno alla sua bocca. Una madre e un neonato sono una diade, si influenzano a vicenda e rispondono l’uno all’altro, e quando l’allattamento al seno non sta andando come volevi, o se anche altre parti della tua vita sono impegnative, questo ha un effetto che influenza anche i nostri bambini.
I nostri figli sono la metà dell’equazione nell’allattamento al seno. Noi madri siamo l’altra metà.
So che rallentare il respiro o cantare al tuo bambino sembra una soluzione facile, di fronte a crisi di pianto prolungate e/o allattamenti difficili. Ciò che è fin troppo semplice e naturale risulta spesso ininfluente, in un mondo che tende a patologizzare, diagnosticare, medicare per trovare “soluzioni”.
A volte però le cose apparentemente “facili” SONO la soluzione, e anche dove non sono l’unica soluzione – quasi sempre aiutano.
Spesso le madri notano che lavorare sul loro rilassamento fa una grande differenza.
Se ti accorgi di sentirti spesso ansiosa, per più di una settimana o due, prendi in considerazione di parlare con il tuo medico o con altri operatori sanitari.
Se tu e il tuo bambino avete avuto un parto difficile, e/o lo stress e l’ansia sono cronici puoi trovare beneficio nella Biodinamica Craniosacrale, disciplina davvero unica nel regolare il sistema nervoso e sostenere il corpo nel ritorno all’omeostasi anche nei neonati (puoi trovare un operatore CranioSacrale qualificato nella tua zona nel sito di A.CS.I)
Per molte nuove madri, tuttavia, è difficile notare quell’ansia, magari di basso livello ma costante, che potrebbe avere un impatto su di loro. Le aspettative e le richieste che la società pone sui nuovi genitori sono enormi. Anche le aspettative che ci poniamo come neo madri sono enormi.
Di contro, nel post parto quello che dobbiamo davvero fare è rallentare. Trascorrere del tempo solo ad essere, ad adattarci al nostro piccolo e alla nostra nuova vita insieme, al recupero fisico dopo il parto e alla creazione di questa nuova relazione di attaccamento e allattamento al seno. La nostra vita moderna e l’ambiente in cui viviamo spesso non ci rende tutto questo così facile, e proprio per questo è ancora più importante prestarci attenzione.
Ricordati di fermarti e respirare…. lentamente.
Lascia andare il resto.
Guarda cosa cambia.
Potresti essere sorpresa.
“Quando si coglie una singola cosa in natura,
ci si accorge che essa è attaccata al resto del mondo”.
John Muir
FONTI:
https://www.energyschool.com/polyvagal-theory
http://www.breastfeedingnetwork.org.uk/wp-content/dibm/anxiety%20and%20breastfeeding.pdf
https://www.carolsmyth.co.uk/breastfeeding-resources/posts/2017/february/the-social-nervous-system/
“La teoria polivagale nella terapia.” Deb Dana. Giovanni Fioriti Editore
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